-San Gennaro
m’ha fatto la grazia.
-O vero?
-L’ho
pregato tanto, ma alla fine ha ceduto.
-E allora?
-Ho vinto.
-Maronn… e
che cosa hai vinto?
-Ho
grattato, grattato e ancora grattato, peggio di un gatto rognoso, ma alla fine
le finestrelle hanno combaciato.
-Gesù, Gesù!
E quanto?
-Io non sono
un tipo esoso. Avevo chiesto a San Gennaro una somma pari all’ammontare del
mutuo ancora da pagare, più quanto mi serve per tacitare don Michele, che mi
sta assillando per un piccolo prestito fatto qualche tempo addietro. Poi
qualche migliaio di euro per sistemare alcune cosette e una somma forfettaria
come fondo pensione per me e mia moglie.
-Beh, mi
sembra il minimo sindacale.
-Esatto.
Considera che non ho messo in conto automobili sportive, barche o vita brillante:
solo il necessario e un po’ di companatico, diciamo così.
-Onestissimo.
Ma di che cifra stiamo parlando?
-Fatti i
conti, mi veniva un totale di trecentocinquantamila euro. Ovviamente netti e
esentasse.
-E tanto hai
vinto?
-No, no.
-Ahhh, mi
pareva.
-Di più.
-A facc ro
cazz! Non mi tenere sulle spine…quanto?
-Ancora non
li ho presi, ma a occhio e croce dovrebbe essere all’incirca, su per giù,
grossomodo…
-…modo???
-O’
millione!
-Maronn
santissima benedetta del Monte del Carmelo trafitta e co o’ core dint’ e mann!
-Aggia
capit, ma sta vincita me la sono sudata. Sacce ie quante candele ho acceso
all’altare del Santo e le processioni che ho fatto dietro alla sua sacra
immagine. E poi oboli, carità, fioretti e ‘na quantità di rosari tutt ‘e ser.
Credimi, una fatica! Però non mi posso lamentare: l’investimento ha reso.
-E bravo il
mio amico. Perché ricordati che noi siamo amici, molto amici. Però, scusami se
te lo dico, ma sei imprudente. Di questa cosa non ne devi parlare con nisciun.
La gente è invidiosa, maligna e invidiosa.
-Nun te lo
dovevo a dicere?
-Lascia
perdere me, che ti sono fratello, ma gli altri ti guardano subito con l’uocchie
e male.
-E vabbuò.
Peggio per loro, ormai posso anche non curarmene.
-E qui ti
sbagli. Perché già di suo la vincita al gioco porta sfortuna, poi se ci carichi
lo maluocchio…
-La vincita
porta male? Ma cosa dici? Porta soldi, benessere e felicità per tutti.
-Ti devo
contraddire, amico caro. Vatti a fare un giretto su internet e guarda come è
finita la maggioranza di quelli che hanno vinto grosse somme alla lotteria o
con il gioco d’azzardo.
-A panza
all’aria alle Hawaii!
-Nossignore.
Morti sparati e spesso da se medesimi. Si sono suicidati in preda alla
disperazione dopo aver sperperato tutto in breve tempo.
- Maddai…
-Certamente.
Si sa che troppa fortuna fa impazzire e, per compensazione, attira la jella.
Gente che viveva normalmente, forse con qualche problema ma serena, si è
trovata a perdere tutto. La moglie li ha lasciati…
-Assuntina…
-…I figli si
sono liticati…
-…Carmelì,
Fraceschiè…
-… e gli
amici, quelli falsi, sono spariti o se ne sono approfittati. C’è stato un
americano che vinse milioni e milioni di dollari e poi è finito a fare il
barbone, solo e alcolizzato.
-Sarà stato
un caso.
-Un caso? Io
ti voglio bene e non vorrei mai vederti finire come tutti i vincitori del
totocalcio, del super enalotto o delle corse: rovinati! Sissignore, rovinati e
disperati.
-Mi stai
spaventando.
-In fondo
oggi cosa ti manca? E’ vero, hai qualche debituccio, un lavoro precario, la
suocera a carico e devi svicolare quando vedi il fornaio, ma poi torni a casa.
-Che devo
fini di pagare. Tra vent’anni.
-Sai che si
dice? I debiti allungano la vita. E’ vero, tutti i mesi hai la rata del mutuo,
ma la mattina, quando ti svegli, trovi accanto a te mugliereta. Mi vorresti
dire che preferisci un azzeramento del muto all’amore di donna Assunta?
-Bhè, bhò,
certamente no.
-E poi,
siccome non puoi andare in vacanza, tutte le sere ti godi i figli e una sana
pasta e fagioli, altroché caviale e champagne in compagnia di qualche
prezzolata.
-Prezzolata?
-Ehhh, te
piacciono ‘e prezzolat?
-Coi soldi?
-Con lo
sterco del diavolo. Con quello che ti farebbe cadere nel baratro, giù giù fino
all’inferno su questa terra.
-No, no, non
voglio perdere anche il poco che ho!
-Bravo, così
mi piaci. Ma non devi avere paura. I veri amici ci sono per questo, per
prendersi carico dei tuoi problemi e non lasciarti andare alla deriva.
-Che
intendi?
-Capisci che
quella che adesso ti sembra una grazia in realtà è una maledizione. Però io ti
voglio bene e non posso pensarti distrutto e derelitto. Ci sarebbe una
soluzione.
-Quale?
-Possiamo
fare finta che la vincita l’abbia fatta io. Incasserei il premio e poi non ti
darei i soldi.
-Ma come…?
-Volevo
dire: non tutti insieme. Quello che ti serve, man mano. Ti passerei giusto il
necessario che ti faccia stare tranquillo, Il resto lo terrei io.
-Ma allora,
la maledizione cadrebbe su di te.
-Nossignore.
Qui sta il busillibus: a me non succederebbe niente perché in realtà non sarei
il vincitore vero e proprio. Farei come da parafulmine nei tuoi confronti.
-Tu faresti
questo per me?
-Per gli
amici…sì, sono pronto a sacrificarmi.
-Oh che
sollievo. Non ti ringrazierò mai abbastanza. Ecco il biglietto del gratta e
vinci, incassalo e fai finta che siano soldi tuoi. Ci riuscirai?
-Mi ci
metterò d’impegno, ma quando uno è buono d’animo niente gli pesa.
Per quanto
riguarda il mutuo furono pagate altre due rate, mentre il fornaio continuò a
fare le poste invano. Il vero vincitore non seppe mai spiegarsi perché l’amico
rimase nel rione per poco tempo e poi sparì con tutti i soldi. Pensò che la
sventura aveva colpito ancora e fu grato all’amico che ne aveva ricevuto il
carico al suo posto. E’ proprio vero che le vincite al gioco portano alla
perdizione e forse lui si era proprio perso, magari alle Hawaii.