sabato 4 marzo 2017

la necessità dell'amore

Come sarebbe bello prendere una tela bianca e, con un gesto ispirato, riempirla con i colori più vivaci, magari spandendoli con un pennello o con le dita. E che meraviglia sarebbe chiudere gli occhi e seguire quella melodia che attraversa la mente e poi avere la capacità di tradurla in uno spartito. Ma sarebbe anche stupefacente saper usare le parole, non nella maniera di tutti i giorni, ma come strumenti per creare poesia o delle favole. E come sarebbe divino poter avere il controllo del proprio corpo per poi sfrenarlo nei movimenti della danza fino a giungere all’estasi dei dervisci. Tutte queste cose, o anche una sola, per buttarci dentro la propria anima, nascondendola tra i segni o manifestandola senza pudore per chi avesse il dono di riconoscerla. E parlare così di quei sentimenti che non devono essere detti, delle emozioni che vanno celate, delle visioni che non possono essere spiegate. L’arte come paravento dell’anima. Perché di un paravento si ha bisogno per nascondere la propria debolezza o solamente le pulsioni del cuore. Per non piangere al momento di un addio o per non gridare quando si sente un graffio dentro; ma anche per urlare quando non è permesso o per volare pur senza ali. Però il tocco dell’artista è riservato solo a pochi ed a chi non è concesso questo privilegio rimane solo una speranza: fidarsi dell’amore. Dell’uomo verso una donna, del genitore verso i figli, o sotto forma di compassione che tutto abbracci. Forse, e mai dubitativo fu più opportuno, questo sentimento, immateriale ma pesantissimo, è il solo legame che parla senza parole e fa capire senza spiegazioni. E’ una strana magia che rende possibile il tenersi per mano al di là del mare e di abbracciarsi per telefono. Altrimenti si è soli.   



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