venerdì 2 settembre 2016

Io Tocco

Urlate forte e sparate, voi poeti senza fiato,
Scrittori di sogni persi, vissuti un po’ di lato,
Rubati senza vergogna da una porta aperta,
Sull’anima di chi per poco tempo l’ha scoperta.
Ma questo cuore, di battiti stupiti, voi non avrete,
Della vostra pietà di vane parole, non cadrà nella rete.
Correrà da solo almeno fino all’ultimo rintocco
Quando, al fin della licenza, senza perdono, io tocco.

Spaventi e miserie della vita, venite pure avanti
Che i vostri inganni non fermarono né tanti né quanti
Delle mie illusioni la voglia di rincorrere nella notte
Di stelle popolata i sogni, le speranze e l’ossa rotte.
In battaglia tutti i giorni vado a denti stretti e muso duro
E degli inciampi e delle cieche curve più non mi curo.
Alle promesse della rugiada all’albeggiare, io non abbocco
E su di te vita, al fin della licenza, senza paura io tocco.

Ma quando appena sveglio, col sole all’orizzonte,
Leggero, alla mia donna un bacio poso sulla fronte
Di ogni cosa il senso ritrovo chiaramente, e tra cielo
E terra il cammino sfumato appare dietro ad un velo.
Non so se di tutte le tentazioni resistere potrò alla menzogna
Ma voglio dire che non sopporto la gente che non sogna.
E’ chiaro che del mio destino e del fato sono il balocco,
Ma, ancora una volta, al fin della licenza, io tocco. Io tocco.







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