Urlate forte
e sparate, voi poeti senza fiato,
Scrittori di
sogni persi, vissuti un po’ di lato,
Rubati senza
vergogna da una porta aperta,
Sull’anima
di chi per poco tempo l’ha scoperta.
Ma questo
cuore, di battiti stupiti, voi non avrete,
Della vostra
pietà di vane parole, non cadrà nella rete.
Correrà da
solo almeno fino all’ultimo rintocco
Quando, al
fin della licenza, senza perdono, io tocco.
Spaventi e
miserie della vita, venite pure avanti
Che i vostri
inganni non fermarono né tanti né quanti
Delle mie
illusioni la voglia di rincorrere nella notte
Di stelle
popolata i sogni, le speranze e l’ossa rotte.
In battaglia
tutti i giorni vado a denti stretti e muso duro
E degli
inciampi e delle cieche curve più non mi curo.
Alle
promesse della rugiada all’albeggiare, io non abbocco
E su di te
vita, al fin della licenza, senza paura io tocco.
Ma quando
appena sveglio, col sole all’orizzonte,
Leggero, alla
mia donna un bacio poso sulla fronte
Di ogni cosa
il senso ritrovo chiaramente, e tra cielo
E terra il
cammino sfumato appare dietro ad un velo.
Non so se di
tutte le tentazioni resistere potrò alla menzogna
Ma voglio
dire che non sopporto la gente che non sogna.
E’ chiaro
che del mio destino e del fato sono il balocco,
Ma, ancora
una volta, al fin della licenza, io tocco. Io tocco.
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