mercoledì 7 settembre 2016

Il Cappotto di Mille Colori


Non c’erano molti soldi nella casa della mia infanzia. Io crescevo accanto al fuoco del camino, ma fuori l’inverno mordeva la natura. Avevo un quaderno, il libro di scuola e le scarpe vecchie per uscire la mattina, ma la giacchetta che mi aveva accompagnato l’anno prima, adesso risultava corta di maniche e quasi non si abbottonava sul davanti. Mamma sapeva di questo problema e l’aveva scritto a mio padre che, dal nero di Marcinelle, le aveva risposto di aspettare Natale. Ma io non potevo andare a scuola senza coprirmi e non volevo andarci con quella giacchetta che mi faceva assomigliare ad un burattino. Allora lei prese una scatola dove aveva riposto degli stracci avanzati da vecchie coperte e tovaglie e, con pazienza, si mise a cucire. Creò dal nulla un cappotto di mille colori, ma a me non piaceva. “Provalo, figlio mio. E guarda: c’è l’azzurro del cielo, il blu del mare, il giallo del sole. E poi, vedi qui nell’angolo, il marrone che ricorda la terra che ci nutre con i suoi frutti; una manica è fatta di juta, come i sacchi di grano che ci danno il pane e l’altra è lana morbida come le coperte che ti scaldano il sonno. Dietro c’è una stoffa di un pantalone di tuo padre perché qualcosa di lui ti possa accompagnare, e sulle spalle ho cucito un vecchio mio scialle che ti possa sempre abbracciare. Lo so può sembrare vivace, ma ricorda la bellezza dell’arcobaleno e la pazzia della fantasia. Non ti farà sembrare come gli altri e, anzi, parlerà della tua voglia di distinguerti, della tua creatività e della superiorità che mostrerai nei confronti dei maligni commenti di qualche compagno che non capirà. Sarà la bandiera della tua individualità, sarà la pietra di paragone per il conformismo degli altri. Ricorda che ogni straccio è stato cucito con i punti del mio amore e che mai nessuna cifra potrà comprare quello che il tuo cappotto contiene.” Lo indossai e ne fui fiero: fui orgoglioso del cappotto di mille colori che mia madre aveva cucito solo per me.


Nessun commento:

Posta un commento