lunedì 26 settembre 2016

Alan.

“L’amore non è un sentimento, è una capacità. E’ la capacità di aprire il cuore ed accogliere l’amore.”
-Hai capito come ha risposto alla lettera di quella disperata? – Chiara era letteralmente rapita dalla bellezza di un concetto che sembrava spiegarle quello che lei stessa si era domandata innumerevoli volte: cos’è l’amore? E voleva rendere partecipe del suo entusiasmo l’amica del cuore, che però sembrava non capire.
-Dai, sono frasi da bigliettino nei cioccolatini.
-Povera stupida. Allora, guarda: tiro fuori qualche rivista e leggiamo insieme, poi mi dirai. – Senza indugi la ragazza si diresse verso uno scaffale della sua libreria dove, ordinatamente in fila, erano disposti tutti i numeri del settimanale che, nell’ultima pagina, riportava la rubrica: “La posta di Alan.” Questo Alan era un personaggio misterioso, sicuramente un uomo, che rispondeva ai quesiti posti dai lettori, per la stragrande maggioranza di sesso femminile. Doveva trattarsi di una persona con una vasta esperienza principalmente in campo sentimentale, ma anche in tanti altri settori che andavano dai viaggi alla cucina fino, addirittura, alla moda. Per tutti gli argomenti aveva un consiglio o un suggerimento a volte banali, spesso ispirati ed, eccezionalmente, addirittura profondi. Veniva seguito da un numero di followers stupefacente, con grande soddisfazione dell’editore che contava sul richiamo dei suoi articoli per fidelizzare le lettrici.
-Leggi: ad una ragazza che non sa se uccidere i genitori o scappare di casa, risponde: “Cara, il destino che ci spetta percorre il sentiero lastricato dalle nostre azioni. Se porrai intralci di negatività sui tuoi passi, prima o poi inciamperai, e le lacrime versate per la sofferenza della caduta non laveranno il rimorso delle cose non fatte.”
-E cosa significa? – Chiese Francesca, l’amica cinica.
-Oggesù, fai venire il latte alle ginocchia. E’ chiaro: le dice di comportarsi bene, rispettare i genitori ed allontanarsi da casa solo con il loro consenso e quando avrà un lavoro.
-Dici?
-Uffa. Ne prendo un’altra a caso: “Caro Alan, il mio ragazzo mi tradisce con la mia migliore amica. Cosa devo fare: rendergli la pariglia o far finta di niente? Sheila 98” E senti la risposta: “Adorata Sheila 98, prendi in mano il tuo cuore e pesalo. Se lo troverai troppo ponderoso per le tue braccia, lascialo andare. In un primo momento ti sembrerà di aver perso una parte di te, ma poi ti tornerà tutto l’amore che meriti. L’altra è solo una paglia nel vento.”
-Cioè?
-Di coccio, sei di coccio! Detto terra, terra: molla il porco e manda a quel paese la puttanella. Sono chicche di saggezza in forma di poesia. Ma aspetta, guarda come risponde anche ai quesiti sul sesso. – Clara scelse un’altra rivista dove c’era quello che cercava e lesse: - “Caro Alan, durante i rapporti spesso mi distraggo perché non provo niente. Cosa mi consigli? Insoddisfatta 2000” La risposta: “Cara Insoddisfatta, di nome e di fatto, le perle non sono destinate ai porci e le ali per Icaro furono un’illusione. Noi siamo fatti di materia vivente ed il fuoco si accende quando sulla scintilla soffia un alito di desiderio. Ricorda che un desco male imbandito è il segno di un oste inesperto e non di un cliente pretenzioso.” Geniale!
-Traduzione?
-Non sei tu il pesce lesso, ma è il tuo ragazzo che non vale una cicca. Chiaro?
-Sarà,- disse la scettica Francesca – ma vorrei vederlo questo bel tipo. Sto’ Alan che pontifica tanto, ma chi si crede di essere? Forse avrà avuto anche qualche esperienza, ma certamente non ha tutte le risposte in tasca. Mi piacerebbe tanto conoscerlo, incontrarlo per capire chi si nasconde dietro quelle parole.
-Verooo? Esatto! – Chiara si felicitò nel sentire pronunciare quelle parole che corrispondevano a quello che lei pensava da qualche tempo. – Io pure! Anch’io voglio conoscerlo. Ho deciso di andare alla redazione del giornale e chiedere di lui.
-Potrebbe essere una delusione.
-Sei sempre negativa…Io so esattamente chi aspettarmi. Ho letto tante delle sue risposte che mi sono fatta un quadro preciso sia della sua personalità che del suo aspetto fisico.
-E come ci sei riuscita, è stata pubblicata una fotografia di questo Alan?
-Non esattamente, perché deve mantenere l’anonimato, ma è un esperto di arti marziali e di vela, quindi deve avere un corpo atletico e abbronzato. Età dai trentotto ai quarantatré.
-Questa è bella. Come fai ad essere tanto precisa?
-Ho incrociato i dati delle sue canzoni preferite, della prima volta che è andato allo stadio, del film che ha più influenzato la sua giovinezza e di quando ha raccontato del suo esame di maturità, ed il risultato è inequivocabile.
-Miss Marple ti fa una pippa!
-Scherza pure, ma sono sicura. Abbastanza, sicura. Anzi, ti dirò di più: deve essere biondo e con gli occhi chiari perché una volta ha detto che la luce forte gli dà fastidio.
-Vabbè, allora è deciso: andiamo a incontrare questo Alan. Bello come il sole e poetico come Romeo.
Gli stati d’animo erano del tutto diversi mentre le due ragazze si recavano presso la redazione della rivista. Chiara era praticamente innamorata; di un ideale forse, ma cotta come una ragazzina per la pop star del momento. Francesca, sebbene di qualche mese più giovane, sembrava invece sua madre. Riprendeva l’amica e cercava di distoglierla da quell’infatuazione letteraria, che faceva tanto signorina dell’ottocento, ma ogni sua obiezione veniva rimandata al mittente con fastidio e cieca fede nell’esistenza di un archetipo d’amore.
-Scusi, permette? – Il vigilantes/portiere seduto dietro la scrivania all’entrata del palazzo del giornale sembrava stesse esaminando la relazione trimestrale della Consob, tanta era la sua attenzione sui fogli che teneva in mano, mentre si trattava solo dell’ultima Settimana Enigmistica. Con l’aria di sufficienza giustificata dalle mostrine sulle spalline e dal distintivo sul bavero dell’uniforme, l’uomo alzò lo sguardo su quelle ragazzette venute ad importunarlo accogliendole con un classico:
-Dica?
-Vorremmo parlare con il dottor Alan. – Il guardiano non era sorpreso dalla richiesta. Quelle due erano solo le ultime di una schiera di sciacquette, come lui le chiamava, che regolarmente si presentavano per lo stesso motivo. La risposta era la solita:
-N’è possibile.
-Perché, non è in sede?
-Per esserci, c’è, ma non posso fa passà nisuno.
-Non può avvisare che vorremmo parlargli?
-Noneee! Come ve l’ho da dì? Gli ordini sò chiari: nun se po’! – Le ragazze si scambiarono un’occhiata pensando la stessa cosa, e Chiara si fece coraggio prendendo l’iniziativa. Posò sul bancone la mano dalla quale spuntava l’angolo di una banconota da 20 euro:
-Ameno ci dica a che ora esce.
-Vabbè. – come la lingua di un rospo che raggiunge una mosca, la mano dell’uomo ghermì in un lampo la cartamoneta.
-Questo è facile: se ne và tutte le sere alle dieciotto (sic) e trenta, con il primo turno dei giornalisti. Se ve mettete a sede su ‘na panghina ar giardinetto de fronte, e c’avete pazzienza, lo vedrete passà.
-Grazie, gentilissimo. – La sottintesa ironia di queste parole fu totalmente sprecata. Mancava solo un’oretta e le amiche seguirono il consiglio del cerbero scegliendo una panchina da dove potessero vedere chiaramente l’ingresso dell’edificio. Alle sei e mezza cominciarono ad uscire dei gruppetti di persone e qualche solitario dipendente.
-Occhio! Non sarà difficile individuarlo, guarda bene. – Chiara fremeva, eccitata in vista del tanto atteso incontro. La piccola fiumana di gente si esaurì in breve, ma nessuno degli uomini che, alla spicciolata, si stava allontanando corrispondeva alla descrizione di quello desiderato.
-Corriamo: andiamo dal portiere e chiediamogli di indicarci Alan.
-Scusi, ma qual è Alan tra tutti quelli?
-Ahhh, ancora? Quello laggiù col cappotto grigio e il cappello nero.
-Ma chi, quello bassetto con una borsa sotto al braccio?
-Eggià!
Francesca lanciò un’occhiataccia all’amica con un sorrisetto misto di compatimento e ironia, come a dire: “Te l’avevo detto!”. Poi si presero sottobraccio e si allontanarono verso la metro per tornare a casa.
L’ometto, da lontano, l’aveva notate ed aveva capito. Gli era successo altre volte di vedere lo sguardo di delusione quando qualche sua lettrice realizzava che lui era il famoso Alan. Ma non gl’importava, si era creato un mondo estraneo alla sua realtà che l’aiutava a vivere un’esistenza solitaria e priva di altre soddisfazioni. Non gli pesava tornare a casa e chiudersi nel suo studio in compagnia solamente di un vecchio cane e del computer. Attraverso il pc e le domande delle lettrici della rivista, riusciva ad uscire dal suo corpo gracile e malandato trasformandosi in Alan, il poeta viveur, affascinante e misterioso. “Quando il bozzolo diventa troppo stretto, la farfalla lo rompe distendendo le ali per volare nel cielo.” L’uomo si appuntò la frase che avrebbe usato in una prossima risposta e si allontanò nel calare della sera.



    

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