Faceva caldo a Djerba, e douce era l’aggettivo più blando per
descriverla. La notte stellata sembrava fatta apposta per accompagnare gli
slanci del cuore e l’entusiasmo della giovinezza. Profumi di fiori sbocciati al
chiarore della Luna, richiami di strani ed insonni uccelli ed una quiete che
fremeva per essere infranta, riempivano l’aria di vibrazioni languide ed
eccitanti. Quando sentì il battito ritmato di un basso, gli sembrò che l’onda
del suono lo colpisse direttamente nello stomaco. Si vedeva come un pugile alle
corde, indebolito da ogni nota che veniva dalla “cave” e rassegnato a subire il
K.O. delle emozioni. Non era la melodia
e neanche le parole che lo portavano, passo dopo passo, sull’orlo di un
incognito stordimento, ma il ritmo della musica in sintono con i battiti del
suo cuore. Troppo acerbo per l’amore, ed ancora inesperto per riconoscere
esperienze che non aveva vissuto, sentiva qualcosa premere da dentro per
esplodere fuori di sé, riempiendolo interamente. Ardeva nel desiderio di bruciarsi
e tremava impaurito dall’avventura, ammaliato dalla congiura dei sensi e della
natura complice di una perdizione anelata e terribile. Come una falena attratta
dal fuoco che l’avrebbe bruciata, era pronto a conoscere quello che sapeva
l’avrebbe consumato o fatto disperare. Forse l’inferno è lastricato di fine
ghiaia lungo sentieri illuminati da basse luci e bordati da cespugli d’oleandro
e mirto, ed inevitabile gli sembrava la strada che portava verso la fonte della
magia. Troppo lievi ed incontrollabili erano i suoi passi mentre, sospinto
dalla curiosità e dall’ardimento, si lasciava alle spalle il giardino oscuro ed
in qualche modo rassicurante, per entrare nell’anfiteatro all’aperto. L’emiciclo
di bianchi gradoni conteneva un pubblico variopinto e stanco per le fatiche di
una vacanza vissuta alla massima intensità. Né sembrava interessare la voce di
un cantante, più volenteroso che bravo, che accompagnandosi al piano e sorretto
da una base registrata, passava in rassegna le hit del momento. Sul palco,
illuminato da un occhio di bue che lo rendeva protagonista, un francese, che
probabilmente di giorno era tutt’altro che un musicista, si impegnava appropriandosi
di una canzone che neanche la sua improvvisazione riusciva a svilire. Lo
chansonnier ripeteva “je pense a toi” ed il giovane sentiva che quell’invocazione
per un amore lasciato, ma giammai perso, avrebbe potuto essere la sua. Era
tutto fuori dalla sua esperienza, ma coinvolgeva la sensibilità di sentimenti
ancora implumi. Nella dolce notte di Djerba visse il suo primo incontro con l’amore,
in attesa dell’amore.
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