mercoledì 8 luglio 2015

Delitto "al naturale"



Kathia e Roberta erano state “migliori amiche” dai tempi dell’asilo fino a quando il padre della seconda, che faceva il carabiniere, non fu trasferito al nord. Le ragazze, già adolescenti, si separarono tra grandi pianti e promesse di rivedersi spesso, ma interessi differenti e nuove conoscenze allentarono il loro legame senza però mai interromperlo del tutto. Ogni compleanno e festa comandata si telefonavano, e qualche volta si scrivevano, ognuna raccontando della propria vita trascorsa in un caso in Toscana e nell’altro in Alto Adige. Roberta aveva poi sposato uno scultore del legno di Merano che viveva agiatamente intagliando madonne, stambecchi e gnomi per i turisti e, sebbene non avesse avuto figli, diceva di essere contenta ed appagata per un’esistenza tranquilla e serena. Con Walter, il marito, erano accumunati dalla passione per lo sci e la vita all’aria aperta ed anche fisicamente erano abbastanza simili: entrambi biondi, asciutti e perennemente abbronzati. Il fatto che le due famiglie vivessero in luoghi diversi, dove molta gente si recava in villeggiatura, era il pretesto per scambiarsi l’ospitalità almeno un paio di volte l’anno. La Kathia andava a sciare con Vittorio e Veronica sulle piste vicino casa di Roberta, e questa col marito scendeva in Toscana, generalmente ai primi di luglio, per trascorrere un paio di settimane godendo del mare dell’Argentario.

Anche quell’anno i nordici effettuarono la trasferta prendendo possesso della cameretta di Veronica che, come d’abitudine, negli stessi giorni andava a trovare la nonna all’Abetone. Un rito inevitabile era la prima cena da trascorrere in casa, dove la Kathia si esibiva nella preparazione dei suoi famosi pici al sugo di cinghiale che, non ci sarebbe bisogno di dirlo, risultavano sempre ampiamente vincenti sui canederli al gorgonzola che la controparte metteva in tavola quando ricambiava l’ospitalità. Morellino e “Amaro del Brigante” fecero la loro parte nello sciogliere la conversazione. “Tutto ottimo, come sempre.” Disse Roberta dopo aver terminato il pasto, accendendosi uno strano piccolo sigaro dall’odore di nocciola. “D’accordo” confermò Walter, il marito, che da buon montanaro era di poche parole. “Senti un po’ vecio, dove andiamo domani al mare?” Diciamo la verità: a Vittorio il marito di Roberta non stava molto simpatico e lo sopportava, mostrandosi il più cordiale possibile, solo per fare piacere alla Kathia che teneva tanto alla loro amicizia. Gli scocciava in particolare il fatto che, quando soggiornavano dagli amici a Merano ed uscivano insieme per una gita o un pic-nic, il crucco si esibisse in salti di ruscelli, scalate su piccole pareti a mani nude e sciate spericolate cercando di coinvolgerlo ogni volta. Il toscano, più marinaro e giusto un tantinello meno atletico, non poteva sottrarsi e, nove volte su dieci, finiva per fare una magra figura agli occhi delle donne dalla quale si salvava buttandola sul ridere, ma con un lieve astio nel cuore. Una volta, pensando di vendicarsi, durante il soggiorno in Maremma di Roberta ed il consorte, Vittorio prese la barca proponendo un bel giro in mare. Giunti al largo sfidò Walter in un gara di nuoto ritendo che tale sport fosse lontano dalle capacità dell’atesino. Infatti, seppure per poco, vinse e ne fu enormemente soddisfatto. Ma mentre Vittorio assaporava il dolce gusto del suo successo, per tornare a bordo, lo sbruffone esibizionista si attaccò con ambedue le mani alla prua del natante ed, ignorando la scaletta, si tirò su con una capriola all’indietro, suscitando un piccolo applauso dalle mogli. Vittorio si rassegnò, consolandosi nel constatare che come faceva ridere lui le donne, l’altro non ne sarebbe mai stato capace. “Allora vecio, Feniglia o Giannella?” “Dove volete voi. Siamo a vostra disposizione.” A questo punto Walter e Roberta si scambiarono un’occhiata di intesa, e la donna: “Sentite un po’. Non so se ve l’ho detto, ma insieme con mio marito, quando passiamo delle vacanze al mare, spesso scegliamo dei posti “naturisti”. Cioè ci piace molto stare senza costume e godere del sole e del mare senza l’impiccio del costume. Anche dalle nostre parti frequentiamo saune e spa dove stare nudi è assolutamente normale. Questo ci dà una sensazione di libertà abbandonando le inibizioni, con la massima semplicità ed innocenza. Prima di venire mi sono informata e da queste parti c’è una spiaggia per nudisti, che ne dite, ci andiamo?” “Beh, veramente…” Cominciò Vittorio. “Che c’è, ti vergogni?” Gli rispose Walter ridacchiando. Cosa credeva, il crucco, che lui avesse qualcosa da nascondere? “Sei forse geloso della Kathia?” Vittorio si stava innervosendo. Per chi l’aveva preso quel montanaro? Si sentì sfidato e non volendo fare la parte del retrogrado disse spavaldamente: “Cosa dici? Io avrei voluto andarci tante volte, ma sai la Kathia…” La moglie sentendosi a sua volta chiamata in causa, e non volendo essere da meno degli altri, subito interloquì: “La Kathia, cosa? Io pensavo che tu fossi contrario, ma visto che siamo invece tutti d’accordo, domani andremo senz’altro all’oasi naturista.” Con questo programma si salutarono, ritirandosi nelle rispettive camere.

“L’ho trovata bene Roberta.” Disse Vittorio steso sul letto mentre sfogliava la Gazzetta dello Sport. “Cioè?” Vero che per la Kathia lei era più di una sorella, ma era pur sempre una donna agli occhi del marito. “Beh, mi sembra in forma, anche se credo si sia rifatta le tette.” “Dici?” “Sì, si vede. Forse anche i glutei. E gli zigomi.” “Oheee! Le hai fatto una radiografia. L’hai guardata bene!” L’uomo, accorgendosi di essersi lasciato andare in maniera imprudente, si riprese subito. “Macché, voglio dire che si nota che si è rifatta. Mica come te che sei tutta bella naturale.” “Ah, forse. – ribatté la moglie. E per prendersi una piccola rivincita continuò in maniera provocatoria. – Anche il Walter è sempre un bell’uomo. Sembra che per lui gli anni non passino mai.” Per Vittorio era ora di mettere fine a quella conversazione che non prometteva niente di buono. “Bene, Buonanotte.” Disse seccamente. “Buonanotte” rispose la Kathia altrettanto fredda. Poi, sottovoce, il marito sussurrò: ““Ma tu ti spogli…tutta?” “Certo, non c’è niente di male, anzi dovrebbe essere una sensazione bellissima.” “Ok, ma anche gli slip…con la “cosina” che la vedono tutti?” “Ohhh, come sei antiquato e bacchettone. La “cosina” come la chiami tu, ce l’hanno tutte e la mia non ha niente di speciale. Dopo un po’ non ti accorgi più neanche di essere nudo: non ti fila nessuno.” “Ho capito, ma c’è anche Walter.” “E allora? Per loro è normale. Tu piuttosto, non è che ti vergogni del tuo…”cosino” e di farlo vedere a Roberta?” “Ehi, io sono assolutamente nella media, e forse nella fascia alta. Basta, deciso!” Poi, ripensandoci, disse alla moglie: “Ricordiamoci di comprare una crema a protezione 50 per quelle parti lì, che non sono abituate.” “Dai, stai tranquillo.”

Il giorno dopo, seguendo le indicazioni trovate su internet, Vittorio prese la macchina ed, insieme agli altri, si diresse verso la costa. Ad un certo punto della litoranea, svoltarono per una strada sterrata che, dopo qualche decina di metri, sbucava in uno slargo pieno di altre auto parcheggiate. Lasciato il mezzo, e portando ciascuno una sacca con telo e panini, si avviarono verso un sentiero dove altri bagnanti già li precedevano. Un breve cammino e, scavallata una duna, in una magnifica giornata di sole, videro finalmente la grande spiaggia di rena bianca con il vasto, azzurro mare acceso da mille scintillanti riflessi. La Kathia si fermò un momento a guardare l’ampia distesa dove erano sistemate due file di ombrelloni variopinti con tanti lettini sparsi più o meno ordinatamente. Gruppi di persone parlavano tra loro con i piedi a mollo sul bagnasciuga, ragazzi e ragazze giocavano a racchettoni, signore sembravano discutere con venditori ambulanti e mariti, altri semplicemente erano stesi a prendere il sole. Tutti completamente nudi. I nordici non aspettarono di sistemarsi sulla spiaggia e, non appena si resero conto di essere arrivati alla meta, con molta disinvoltura si liberarono dei vestiti. Roberta si sfilò l’abitino e, non portando il reggiseno, rimase con gli slip. Due dita nell’elastico, un rapido piegamento, e pure quell’indumento venne riposto nella borsa lasciandola come mamma l’aveva fatta. Walter, sempre con quell’odioso malcelato sorrisino, tirò via maglietta e bermuda e mostrò chiappe ed altro al cospetto di tutti. Era la volta dei neofiti. La Kathia si immaginò di stare in palestra o dal dottore, vide che in quel momento era lei ad essere fuori posto vestita, e fece come l’amica, contenta di aver vinto il falso senso del pudore. Vittorio stava subendo quello che capita ad ogni uomo nei momenti di tensione. Il suo “amico” si era ritirato, ristretto, forse timidamente, proprio quando invece avrebbe dovuto essere spavaldo e sfrontato. Quindi maglietta e pantaloncini: va bene, per le mutande stava traccheggiando in attesa che “quello” decidesse di tornare presentabile. “Vecio, ti g’ha paura de scottarte?” L’anno successivo si sarebbe inventato qualcosa, ma maremma bucaiola se avrebbe ospitato ancora quel rompiballe. Anche Vittorio si tolse l’indumento rimasto e, camminando un po’ di trequarti, si diresse verso le sdraio.

Una volta stesi sui lettini, debitamente spalmati di crema protettiva ed al riparo degli occhiali da sole, Kathia ed il marito, nuovi a quell’esperienza, si guardarono attorno con curiosità. Mentre Vittorio valutava le donne in maniera abbastanza distaccata, visto che il seno nudo era ormai usanza comune, i sederi sono banali ed il sesso femminile era spesso poco evidente, la moglie si trovava di fronte ad un assortimento di accessori maschili estremamente variegato e differente uno dall’altro. Niente di più scontato che il paragone con le verdure, ma in natura forse solo il regno vegetale propone tante forme e dimensioni per un’unica specie. “Guarda quello – disse la Kathia al compagno vicino – c’ha un borlotto con due uvette passite. Adesso sta parlando con una zucchina romanesca e con una melanzana. Questo vicino a noi ha una bella pannocchietta e quello che sta entrando in mare porta due castagne e una carruba.” “Ti stai divertendo, eh?” Rispose Vittorio, non trovando niente di male nel commentare qualcosa che, se piazzato in un’altra parte del corpo, avrebbe potuto essere un naso. “Si molto, e poi è vero: stare nudi, col vento che ti accarezza la pelle, senza il costume che ti stringe e con tutto all’aria, dà un senso di libertà mai provato prima. Tu come stai?” “Benone, anche se devo un po’ superare il fatto che tutti ti vedano così.” “Maddai, non mi guarda nessuno…A proposito, che ne pensi di Roberta?” “Confermo: il chirurgo è stato abbastanza bravo, ma ha messo la sua opera un po’ dappertutto. E tu, del montanaro?” “E’ buffo vedere come abbia il corpo tutto di un colore marroncino uniforme senza zone chiare, e poi ho scoperto che ha un tatuaggio vicino all’inguine oltre quelli sulle braccia.” “Si, - voleva indagare il marito – ma…” “Ma, cosa? Nient’altro!” E scorgendo una coppia che si stava avvicinando: “Guarda un po’ chi si sta facendo una passeggiata. Quei due, non sono Tony e Rita?” “Non li chiamare!” Ovviamente: “Ritaaa!!!” Il veterinario e la farmacista, in costume adamitico, riconobbero la Kathia e si avvicinarono ai lettini. “Anche voi qui?” Iniziò una breve conversazione con le due coppie di conoscenti che si scoprivano sotto un nuovo aspetto. Gli occhi erano quasi sempre fissi in quelli altrui, ma Vittorio non poté fare a meno di pensare come non avrebbe mai supposto che l’ampio camice bianco da farmacia nascondesse quella quarta abbondante, anche se il seno era un po’ calato e leggermente strabico. Anche la Kathia, ormai a suo agio, guardò senza ritegno Tony che, nella sua personale catalogazione, inserì nella categoria dei funghi prataioli e delle patatine novelle. Non si sa quello che gli altri due pensarono a loro volta ma, praticando il nudismo già da tanto, probabilmente non furono colpiti da niente di eccezionale.

I quattro amici avevano trovato un posto riparato in un tratto del lungomare dove si era creata una piccola insenatura delimitata ai lati da uno scoglio ed una duna. Erano un po’ defilati rispetto al centro della spiaggia e vicino a loro c’erano soltanto un uomo ed una donna, forse tedeschi, sulla destra ed una ragazza sola, stesa ad abbronzarsi, sulla sinistra. Ogni tanto si alzavano e facevano un bagno, oppure qualcuno si allontanava per una salutare passeggiata lungo la battigia. L’amore per la natura dei frequentatori del posto rendeva tutti particolarmente rispettosi degli altri, ed era raro sentire schiamazzi o notare qualche disturbatore. L’occasionale vicina, prima sdraiata sul suo asciugamano, ad un certo punto si alzò per una camminata e così anche la Kathia con Roberta sottobraccio, parlottando fra loro, e poi Walter il quale, dopo che la sua proposta a Vittorio di accompagnarlo per una corsetta sul lungomare non fu accettata, si avviò da solo al piccolo trotto. Il tempo passava pigro ed il sole calava lentamente all’orizzonte mentre si avvicinava l’ora del ritorno a casa. La coppia di stranieri era già andata via, mentre la bagnante solitaria già da tempo stava a pancia in giù sulla sabbia coperta solo da un gran cappello di paglia posato sulla nuca. Kathia l’aveva notata da prima, considerando come la sua abbronzatura fosse bella dorata ed uniforme senza antiestetiche tracce di indumenti. Non indossava il costume, ma neanche gioielli o altro, e sulla sua pelle spiccava solo qualche tatuaggio con strani simboli e scritte. “Che pensate, è ora di andare?” Disse Roberta. “Va bene” Rispose Vittorio che, come primo giorno, aveva paura di essersi scottato le pudenda. “Si, d’accordo. – confermò la Kathia – Però, aspettate un momento.” “Cosa c’è?” “Quella donna. Sta lì immobile da più di un’ora senza aver mosso un muscolo. Non si sarà sentita male?” “Ma cosa dici – sdrammatizzò Walter – lasciamola in pace. Starà dormendo.” “No, è troppo ferma, c’è qualcosa di strano. Mi avvicino e sento se va tutto bene.” Kathia si accostò alla figura prona a terra e, piegandosi sulle ginocchia, la toccò delicatamente su una spalla. “Scusi, signora…” Il corpo steso non si mosse. Lentamente la Kathia sollevò la falda del cappellone. D’improvviso lanciò un urlo: la sabbia vicino alla testa della donna era intrisa di sangue ed il capo, girato su un lato, mostrava un piccolo foro da proiettile sulla tempia.

Vittorio si attaccò subito al cellulare rintracciando l’amico carabiniere ed, in breve tempo, la caletta, prima oasi di pace, fu invasa da uomini e mezzi della benemerita. Il maresciallo Viglietti, della Stazione di Capalbio, prese in carico le indagini su quello che, con tutta evidenza, era un omicidio. Il militare conosceva bene la Kathia ed il marito e, chiamati un po’ in disparte rispetto alla piccola folla di investigatori, incominciò da loro gli interrogatori. Ben presto si fece un quadro abbastanza chiaro della scena del delitto. A parte gli amici con i loro due ospiti, per quasi tutto il giorno in quella caletta c’erano stati solo l’altra coppia di stranieri, che aveva già provveduto a far rintracciare, e la vittima. Anche se ancora non era arrivato il medico legale, visto lo stato del cadavere, non era difficile intuire che il crimine doveva essere stato commesso al massimo nelle sei ore precedenti. Era chiaro che la povera donna era stata ammazzata sul posto ed il colpo a bruciapelo, seppure sparato con una pistola di piccolo calibro, ne aveva provocato la morte immediata. Quindi l’assassino andava ricercato tra le persone presenti, oppure il maresciallo avrebbe dovuto scoprire se qualche altro bagnante si fosse trovato nelle vicinanze.

L’identità della vittima fu subito appurata dalla carta di identità trovata nel borsone della donna. “Voi conoscete questa…Stella Pedron?” In ordine Kathia, Roberta, Waletr e Vittorio risposero negativamente. “Bene. Avete visto qualcuno avvicinarsi a lei in qualche momento della giornata?” Altro coro di no. “Certo la situazione è complessa. Pare che nessuno sia entrato in contatto con la vittima, eppure qualcuno le ha sparato.” “Maresciallo, – prese la parola Kathia – a parte noi quattro, gli unici sulla spiaggia erano i tedeschi, ma dall’altra parte della caletta. E io potrei giurare che non si sono mai avvicinati. Certo abbiamo un po’ girato per l’arenile e fatto il bagno a largo, ma mai tutti insieme e, se qualcuno avesse fatto fuoco sulla donna, ce ne saremmo accorti.” “Si, capisco. Purtroppo le chiacchere stanno a zero ed il fatto di avere una vittima implica necessariamente un colpevole. Adesso però la giornata è stata lunga. Potete tornare a casa. Non c’è bisogno che dica a Walter e Roberta che dovranno restare ospiti degli amici e non allontanarsi senza prima avvertirmi.” “Certo, commissario” dissero i due. “Maresciallo, prego.” Una cosa era sicura: la prima giornata da nudisti dei toscani sarebbe stata difficilmente dimenticata.

La sera, a letto, la Kathia non riusciva a darsi pace. Non si spiegava come fosse potuta accadere la tragedia. E poi, si può dire, sotto ai suoi occhi. Ritornava, mentalmente, sulla scena del delitto, riviveva le ore trascorse sulla spiaggia, cercava di ricordare come si fosse mossa la donna e quando l’avesse vista ancora in vita. Niente, non riusciva a trovare nulla che giustificasse il repentino passaggio dalla vita alla morte di quella povera ragazza. “Dai, dormi. – le disse affettuosamente Vittorio – E’ inutile che continui a pensarci. Vedrai: Viglietti si è messo in moto e con tutti i mezzi dei carabinieri, il ROS, il NAR, il TAR (un po’ di confusione) e quant’altro. Sarà questione di poco tempo e troveranno un pelo fuori posto o qualche altra piccolezza che indicherà loro il colpevole.” “Dici bene, tu. Eppure c’è qualcosa che mi solletica dal fondo del cervello e che non riesco a tirare fuori. E’ come se avessi visto un particolare che sta gridando ma non riesco a sentirlo. Ti assicuro che è una sensazione spiacevolissima, anche perché sono convinta che quello che mi sfugge è in relazione con il delitto.” Ormai erano quasi le tre, e Vittorio stentava a mantenere aperte le palpebre. “Dormiamoci su. Come sai, mentre riposiamo, il nostro subcosciente lavora.” “Ecco: finalmente hai detto una cosa giusta. Tanto più ci penso e meno mi viene, quindi: dormiamo!” La moglie non aveva neanche finito la frase che Vittorio già russava.

La colazione del giorno dopo si svolse decisamente sotto tono. Le due coppie di amici erano ancora impressionate da quanto era successo e nessuno aveva voglia di tornare in spiaggia o di fare alcunché. Walter, con il suo spirito positivo e risoluto, prese in mano la situazione. “Vecio, donne: animo! Gegen den Wind kann man net prunze!” “Prego?” “Beh, non xe molto elegante, ma vuol dire: Contro il vento non si può pisciare. Cioè non possiamo farci niente, quindi non stemo così abbacchiati.” Quindi, come per dimostrare che si doveva reagire, si arrotolò le maniche della camicia fino ai bicipiti e servì a tutti un’altra tazza di caffè. Kathia era pensierosa e stava con la testa china quando vide sotto il suo naso l’avambraccio muscoloso e tatuato dell’amico. Fece una piccola smorfia e si riscosse, riconoscendo che Walter non aveva, forse, tutti i torti. Ma, in quel momento, nella sua testa squillarono campanelli, campane, sirene trombe e trombette per segnalare l’allarme. Il sub (cosciente, ma spesso incosciente) avvisava che il trait d’union cercato tutta la notte si era, in qualche maniera manifestato. “Scusate – disse la donna alzandosi da tavola bruscamente – devo andare a fumare una sigaretta fuori, in giardino.” “Vai cara, sparecchio io.” Le rispose Roberta.

Sola, inspirando la prima malefica nuvoletta della giornata, La Kathia chiuse gli occhi. Come per magia le apparirono davanti tre cime montuose che sovrastavano un globo terrestre e poi una scritta: “IVBV”. Un braccio…ecco! Quello era il tatuaggio sull’avambraccio della donna morta. Bene, e quindi? Però…ma sì, no, non poteva essere! “Ragazzi devo andare a fare una commissione” La padrona di casa, rientrando, si rivolse così agli amici che, vedendola turbata ed assente, ritennero che dovesse andare in farmacia per un calmante o qualcosa di simile. La Kathia prese la sua fedele Panda 4X4 e si precipitò, compatibilmente con le prestazioni del mezzo meccanico, su per la salita che da Borgo Carige porta a Capalbio. Dopo pochi minuti suonò al campanello della Stazione dei Carabinieri. “Guarda, adesso non è il momento.” Viglietti voleva congedare rapidamente l’amica, pressato com’era dai superiori e dalla pubblica opinione, in persona di un giornalista rompiballe, per la risoluzione del delitto sulla spiaggia. Già si immaginava i titoli del Tirreno il giorno successivo: “Delitto al campo nudisti. Gli inquirenti non sanno dove attaccarsi pur avendone tante possibilità” Forse non sarebbe stato un doppio senso tanto volgare e allusivo, ma era sicuro che ci sarebbero andati vicino. “Fammi parlare, ti conviene” Notando il tono dell’amica, la fece accomodare in ufficio. “Sentiamo” “La faccio breve, poi sarai tu a verificare. – dopo una pausa per riordinare le idee, continuò: “La vittima era completamente nuda e, forse per questo, notai l’unico ornamento del suo corpo: il tatuaggio. Non sembrava particolarmente bello, però era abbastanza grande e particolare. Non ne avevo mai visto uno uguale prima, se non quando…Walter si tolse le mutande arrivando sulla spiaggia. Infatti, vicino all’inguine, mostrava un tatuaggio uguale a quello della donna morta. Normalmente non lo si nota, ma in quell’occasione non poté nasconderlo. Ecco, questo è il collegamento tra i due. Adesso sta a te verificare e capire il come ed il perché.” Il maresciallo era sbalordito ed incredulo di come la soluzione di un caso che sembrava impossibile gli fosse miracolosamente piovuta tra le braccia.

Epilogo: Il tatoo era l’emblema delle guide alpine tirolesi. Walter e la povera Stella avevano fatto parte dello stesso gruppo e fra loro era nata una relazione. Come spesso accade, per lui era solo un’altra conquista mentre la ragazza voleva una storia seria, minacciando di dire tutto a Roberta. L’uomo questo non poteva permetterlo e quando, casualmente, aveva rivisto la sua amante sulla spiaggia, si era sentito perso. Con la scusa della corsetta si era allontanato da solo e lei l’aveva raggiunto dietro le dune. Un’accesa discussione e Stella si era pecipitata in riva al mare decisa ad affrontare Roberta. In quel momento il destino aveva voluto che né Vittorio né Kathia con l’amica fossero tornati dalla passeggiata o dal bagno a largo. Quindi la donna si era distesa, riparandosi la testa col cappello, restando in attesa. Il montanaro non girava mai senza la sua piccola calibro ventidue che spesso gli era servita contro gli animali che lo disturbavano. Con la sua solita prontezza di decisioni ed azione, aveva estratto l’arma dalla sua sacca e commesso il delitto. Era corso immediatamente via, per poi farsi rivedere quando gli altri erano già di nuovo al loro posto in spiaggia.

“Dai, non fare così.” La Kathia consolava Roberta, anche se l’amica era molto meno inconsolabile di quanto lei si fosse aspettata. Antonella, aiutante parrucchiera ed apprendista nel negozio della Kathia, si fece incontro alla padrona sventolando “Il Tirreno” appena uscito. Il titolo, su quattro colonne in prima, strillava: “Tutti nudi con la morte! Solo lo spirito di osservazione di una nostra concittadina, che sulla spiaggia nudista ha guardato tutto con attenzione, consente di risolvere il caso.” La Kathia avvampò sulle guance diventando tutta rossa.













      


1 commento:

  1. Bello, STefano!!!!!
    Mi sono divertita un mondo con le battute spiritose di Kathia... dimostrano ancche quanto sappiamo essere cattivelle e pungenti noi donne quando vogliamo... :))
    Ciao!

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