Shhh!!!
Scriviamo sottovoce. Non facciamoci sentire, non cediamo alla tentazione di
facebook. Se qualcosa preme dentro, se viene un’idea o prudono i polpastrelli,
abbandoniamoci al vizio, ma in clandestinità. Se venisse su un sentimento,
possiamo buttarlo sul computer, ma in fretta, senza farci vedere. Non sia mai
fossimo in vena di uno sfogo, attenzione: rintuzziamolo o, quantomeno, si vada
sull’impersonale. “Si dice che…; si pensa cosa…” Tiriamo su grandi paraventi di
ironia o sarcasmo, che non sia mai trapelasse la sincerità. Bada che il primo
pollicione alzato ti frega. Ti fa credere che hai colto nel segno, che sei
stato capito o, addirittura, apprezzato. Sbagliato! E’ l’amo al quale si
abbocca per farsi trascinare nel mare aperto della piazza virtuale dove tutti
sanno chi sono, ma nessuno si conosce. Allora, chi ce lo fa fare? Perché “postiamo”,
brutto cyber-neologismo, qual è la motivazione che spinge un arcigno
funzionario di banca a pubblicare la foto di un tramonto con la scritta: “Buonanotte
a tutti!” mentre di giorno non saluta neanche la segretaria che lavora con lui
da vent’anni? E, peggio, tutti che spolliciano in risposta con finta
cordialità. Non saprei, è un perverso meccanismo psicologico che se fosse stato
analizzato e sfruttato coscientemente da Zuckerberg, gli sarebbe valso un posto
d’onore dietro a Freud e Jung come maggior conoscitore delle umane debolezze.
Mio padre mi lasciava bigliettini per dirmi che l’indomani avrei dovuto fare
una tal cosa o che mi sarei dovuto ricordare di una tal’altra. Avrebbe
comodamente potuto dirmelo a voce o, se lontani, farmi una telefonata. Invece mi
ha trasmesso la grafomania che con la musicofilia e la whiskygradimentologia, accompagna
le ultime ore della mia giornata. Sempre tramite la connessione virtuale, ho
visto che non sono solo in questa perversione, e ciò mi consola. Ma devo stare
attento, dobbiamo stare attenti a non abbandonarci a questo strumento più
pericoloso di una dose di penthotal. Se proprio dobbiamo, scriviamo negli
angoli dello schermo, con Calibrì corpo 8. E poi smentiamo, pendiamoci in giro
da soli, buttiamoci là senza darci importanza, che non sia mai ci scoprissimo
per quello che siamo. Shhh!!! Scriviamo piano o in forma impersonale, per la
nostra incolumità.
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