domenica 22 marzo 2015

Puttana Eva

Un vuoto improvviso, un tuffo al cuore, la sensazione che manchi il respiro, un groppo in gola, la voglia di piangere. Il pudore di non farlo, anche se nessuno vede. Malinconia di un tempo perduto, di tante occasioni lasciate senza riconoscere la via giusta. Rimpianti, rimorsi, colpe per azioni volute o per decisioni non prese. La maledetta notte mi fa rincontrare me stesso, e io non posso scappare. Non sono quello che avrei voluto. Vecchie immagini di me mostrano speranze non realizzate, angosce mai sopite e una vita che è rotolata verso questa tastiera senza che fossi capace di dominarne il cammino. Puttana Eva, perché qualcuno mi ama? Il ricatto dei sentimenti: cercare di non far soffrire chi tiene a te. Forse significa che ho dato qualcosa e che un po’ d’amore sia stata la giustificazione della mia esistenza, ma non basta. Quando Anubi peserà il mio cuore per decidere del destino oltre la morte, troverà tanti buoni sentimenti, grandi propositi e speranze, ma una parte nera delle cose che avrei voluto, o dovuto, fare. Non so come giudicherà la mia anima e direi che non mi importa, visto che la morte riguarderà solo me. E’ la vita che mi pesa. Questo bilancio quotidiano che trova la sua parte negativa dentro di me e la consolazione negli occhi di chi, puttana Eva, mi vuole bene. Gli stessi occhi che non sopporto di vedere tristi e per i quali mi sento impotente nel non poter illuminare con più sorrisi e serenità. E allora non posso mollare, devo immaginare, inventare, cercare e impegnarmi mostrando una forza che non ho, una determinazione che mi pesa, una speranza che forse è vana. Fino a quando la Vita riconoscerà la mia buona fede, le mie oneste intenzioni e la mia volontà di esserci. Oppure, la Vita, perdonerà la mia insipienza, la dabbenaggine e la superficialità con la quale ho preteso di percorrerla. Per il momento, devo mettermi la maschera di giorno che mi renda presentabile al mondo ed ai miei cari, salvo ritrovarmi, nella puttana notte, faccia a faccia con me stesso. Oh fegato mio, resisti! Assorbi nelle tue purpuree anse questa dose di alcol: ne ho bisogno. Se devo andare a letto con la prospettiva di svegliarmi domattina, ho bisogno di un amico che mi consoli o che mi faccia dimenticare; che mi illuda descrivendo i miei pensieri come pippe mentali su realtà a me non direttamente imputabili. Poi dormirò le mie quattro, cinque, ore e ricomincerò a strappare con i denti la maledetta vita al risveglio. Puttana Eva, vincerò! O, comunque, ho bisogno di crederlo. Vado avanti, ma tu non guardarmi con quegli occhi tristi. Puttana Eva, vincerò; finché questa bottiglia di whisky non sarà finita. Puttana Eva!

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