domenica 23 novembre 2014

Lei sta con te

Il motivo per il quale vengo a “La Cave”? Principalmente perché mi sta sotto casa. E’ un locale buio e poco raccomandabile dove le signorine “per bene” non mettono piede, ma si possono scambiare quattro chiacchiere con quelle “poco per bene” che spesso sono solo più sincere delle altre. Una musica, che sembra sempre la stessa, viene diffusa da vecchi, grandi, altoparlanti sistemati negli angoli e ti rimbomba nello stomaco ritmando i bassi senza melodia. Fitta, una nebbia di sigarette e di fumo sbiadisce il profilo dei clienti dando una illusoria parvenza di privacy per chi vive piccoli incontri clandestini o a chi vorrebbe passare inosservato. Io non voglio restare nella mia mansarda all’ultimo piano, solo, a ripensare a tante cose. Se non esco, rivedo il cuscino sul divano, il quadro che abbiamo appeso insieme, quella strusciata sul muro lasciata dalla sua borsa mentre usciva di fretta. Mi sembra di risentire il suo profumo ed il suo odore, la sua piccola risata ed il suo ultimo urlo. Mi ha lasciato, con tutta la ragione dalla sua parte. Abbiamo passato bei momenti insieme, ma le ho rovinato la vita. Quando lei, guardandomi decisa, ma con gli occhi pieni di lacrime, ha buttato le sue chiavi di casa sul mobile e mi ha detto: “Vivi la tua vita, io non ce la faccio più!” scappando fuori, mi ha tirato tanti sassi quante erano le sue parole. Lo so, non si muore per amore, ma da allora è solo il mio corpo che si trascina nel quotidiano: qualcosa, dentro, non va’. E allora, fuori! Nella caverna dove mi aspetta il mio più caro amico dietro al bancone del bar, pronto a consolarmi con la mia più cara amica vestita di vetro. Mario è disposto ad ascoltarmi, facendo dei circoletti con lo straccio per asciugare eterni aloni e briciole. Ad un mio cenno rabbocca il bicchiere, senza giudicare né stancarsi mai. Lo sguardo, cinico ed ironico, racconta della sua vita e delle tante storie che sono state riversate sul suo bancone rotolando via come gocce di un liquore sfuggito al collo della bottiglia e sprecato nell’indifferenza. Dopo il terzo, o forse quarto, whisky tutto mi sembra più accettabile, perfino l’orrenda condanna di tornare a dormire nel letto con il fantasma di lei che non c’è più. In realtà, adesso ho un già superato quel limite, ma…ancora un po’. Guarda, guarda chi sta entrando adesso: è lui, quello che ha preso il mio posto. “Fermati! ... Stai tranquillo, voglio solo dirti due parole. Lei sta con te, lei vuole te, e ti dirà che tu sei stato il primo che ha mai amato. Ma tu non sai niente di lei. Se ti amerà come tu vuoi, ricorda che lei l’ha imparato da me. Se piangerà, senza un perché, allora ricordati che lei pensa a me!” Mi sta guardando, in silenzio. Ma questo chi è? Cosa vuole? Lasciami in pace, vattene! “Mario, versa ancora, e ancora, Mario, amico mio.”

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