martedì 4 novembre 2014

Interno Notte

Interno notte.

Sala da pranzo di una famiglia borghese di Roma Nord.
Intorno al tavolo padre, madre e due figlie di circa 28/30 anni.
Si sta consumando la cena.

Padre  -                                               Allora, uscite dopo?
Serenella (la figlia più grande) -      A me non me regge. Mi doveva passare a prendere un tipo, ma dice che ha fatto tardi al calcetto.
P.                                                        Chi è, uno con cui ti vedi spesso?
S.                                                        Maddai…è un ragazzo che ho conosciuto alla Mason.
P.                                                        Bene. E che fa nella vita questo ragazzo?
S.                                                        L’avvocato, dice. A me però sembra che stia sempre sullo scooter tra il Due Ponti e i campi di paddle. Però c’ha il Daytona d’acciaio e quindi tanto male non se la deve passare.
P.                                                        Dì la verità: ti piace?
S.                                                        Che ti devo dire, pà, mi sembra un bravo ragazzo. Vive ancora con i suoi, ma si mantiene da solo e, a parte qualche sera, si comporta sempre bene. Solo che è un fissato con il fisico. Tratta i suoi bici (bicipiti n.d.a.) come se fossero pianticelle da crescere e curare, ma che vuoi, è un ragazzo.
P.                                                        Beh, comunque se è avvocato deve essersi laureato e quindi avrà una certa cultura.
S.                                                        Maddechè! L’atro giorno stavamo al Riviera, a Fregene, a prende un po’ de sole stesi sul lettino e lui stava leggendo ad alta voce dove poter andare la sera. Mi fa: “Ah cì, che sarà sta musica che danno all’Auditorium? Qui parla che suonano Kopin, ma che d’è qualcosa tipo i Marlene Kuntz?” C’ho messo un po’ per capire che intendeva Chopin e che non l’aveva mai sentito nominare. ‘Na traggedia!
P.                                                        Vabbè, avrà altri interessi questo ragazzo.
S.                                                        Tzè!
P.                                                        E allora, che vi raccontate?
S.                                                        Che ci dobbiamo raccontare, quello che ci diciamo con tutti gli altri ragazzi che frequentiamo. Praticamente niente. Ma tanto so’ tutti uguali.
P.                                                        Beh, non credo non ci sia nessun altro con un minimo di cultura e con il quale sia possibile fare un discorso. A proposito, questo ragazzo quanti anni ha?
S.                                                        Ha appena fatto la sua festa di compleanno con gli amici a Formentera. Ha compiuto quarantadue anni.
P.                                                        QUARANTADUE? E lo chiami ragazzo?
S.                                                        A pà, come sei antico! Tu come lo chiameresti uno che si fa ancora i riccetti sulla fronte e che quando, qualche giorno fa, abbiamo incontrato una madre con la carrozzina, s’è passato la mano sul viso facendo finta di togliersi il sudore, e ha esclamato: “Anvedi che pratica!”?
P.                                                        Ci sarà qualcun altro da frequentare…
S.                                                        No, so’ tutti così! O li prendi pischelli, alle prime esperienze, che ancora si innamorano, o dopo i trent’anni non si vogliono più impegnare. Capiscono che possono divertirsi allegramente senza prendere responsabilità e regrediscono all’adolescenza. Non gli parlare di un legame serio che possa portare a qualcosa di concreto che sembra di vedere Beep Beep quando scappa da Will Coyote. Dietro di loro rimane solo una nuvoletta di polvere e gli scarpini da calcetto che hanno dimenticato.
P.                                                        Non ci posso credere. Io a quell’età…
S.                                                        A pà, ammolla! I tempi sono cambiati adesso siamo noi ragazze che ci dobbiamo adeguare al mercato.
P.                                                        Bah, magari sei tu sfortunata negli incontri. Veronica, sei d’accordo con tua sorella?
Veronica (sorella minore)                Che te devo dì? Io uscivo con un RAGAZZO di quarantanove anni. L’ho mollato quando m’ha detto che gli ponevo troppi problemi e lui non era ancora pronto per una relazione seria. E’ ‘na TRAGGEDIA!!!   


                                                           

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