Camminando
lungo la spiaggia, sul bagnasciuga, lascio le mie impronte sulla rena bianca e
scura. Viene un’onda che cancella le tracce del passaggio, mentre affondo nella
fanghiglia che si è improvvisamente creata. Perdo un po’ l’equilibrio, ma mi
riprendo e faccio un altro passo. Poi con la punta di un piede traccio un
disegno nella liscia tavola sotto di me. E’ solo un arco di piccoli solchi che
ricorda un arcobaleno dopo la pioggia e, come un mandala, viene subito cancellato
dalla risacca. Il sole del tardo pomeriggio mi brucia la schiena mentre seguo
l’insenatura fino alla barriera degli scogli. Non è una meta, è solo la fine
del cammino. Una passeggiata che non lascia una traccia dietro di sé e che vale
solo per il segno dei prossimi passi. Ma la bellezza sta in se stessa. Nella
perfezione di un momento, nella commozione della natura, nella vanità di ogni
affanno. E poi questo cammino ha rivoltato la sabbia e niente è più come era
prima. Giocherò ancora con il mare e con la sabbia, fino a quando una dolce
marea ritirerà la sua schiuma prima di una mia orma.
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