giovedì 10 aprile 2014

Sessant'anni.

Quando avrò sessant'anni. A quindici anni mi immaginavo se non proprio morto, molto vicino alla tomba. Sicuramente limitato nei movimenti, magari appoggiato ad un bastone, con pochi capelli bianchi ed occhiali con lenti spesse come fondi di bottiglia. Nel pieno della beat generation, quando anche i quarantenni facevano parte della razza dei “matusa”, un esemplare così anziano poteva solo avere un posto ai giardinetti o al Museo di Scienze Naturali nella sezione del Paleolitico. A trent’anni mi immaginavo a bordo di una Rolls Royce con al polso un Rolex d’oro ed un giro vita di centottanta centimetri. Un bel doppio o triplo mento avrebbe dovuto completare l’immagine di sfacciata opulenza che sarebbe stata la dimostrazione del mio successo nel campo degli affari. Cafonaggine al massimo grado solo temperata da una doverosa, ma distaccata, cortesia. A quarant’anni mi immaginavo con i figli cresciuti e sistemati. Chi executive manager con brillanti prospettive di carriera, chi seguendo il business di famiglia chi, magari, preferendo seguire la casa ed i nipoti che sarebbero nati nel frattempo. A cinquant’anni, beh per i sessanta manca poco. Mi immaginavo sereno, con la possibilità di tirare un po’ i remi in barca e, con mia moglie, di godermi i nipotini e quella vita che la frenesia delle decadi precedenti non aveva concesso di permetterci. Adesso ci sono vicino, anche se a detta dei miei amici del Circolo del Tennis non sembra neanche lontanamente, e qualcosa di quanto previsto l’ho realizzato. Non ho molti capelli e un po’ bianchi (qualcuno).  Il giro vita non è proprio di quell’ampiezza, ma con un po’ di buona volontà potrei arrivarci. Presento un accenno di doppio mento (appena percettibile) anche se il Rolex è solo d’acciaio. I figli sono in carriera e le soddisfazioni non mancheranno. Per quanto riguarda l’ultima parte, ogni tanto, con estremo piacere, mi godo il nipotino. Le gratificazioni accessorie, più legate agli aspetti venali, faccio finta che non siano importanti. “Will you still need me, will you still feed me?” è la domanda alla compagna della mia vita senza aspettare “when i’m sixty – four” promettendole che per me sarà lo stesso.   

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