lunedì 4 novembre 2013

Kathia e Irina

Finalmente una pausa. Era venerdì e per la Kathia (pronuncia della “TH” all’inglese – ovvero alla maremmana -  con soffio tra lingua ed incisivi) dalle nove fino a mezzogiorno c’era stato un via vai di signore ininterrotto. Tra permanenti e messe in piega non si era fermata un attimo. Adesso che, in fine mattinata, le sue clienti erano andate a prendere i figli a scuola o a casa per preparare il pranzo lei, meritatamente, poteva godersi un momento di pace. Uscì da bottega e si sedette sulla panchina affianco alla porta d’ingresso del negozio accendendo la prima, sospiratissima, sigaretta della giornata. Avvicinò la fiamma dell’accendino al tabacco, inspirò e socchiuse le palpebre sfocando le pupille in uno sguardo rivolto all’infinito. In realtà, come la famosa siepe del Leopardi che “il guardo esclude”, c’era un muro, di fronte alla palazzina dove stava la sua bottega, che le impediva di spaziare la vista. L’atteggiamento, però, era lo stesso. Una profonda tirata e la mente cominciò a vagare. In questi frangenti le sinapsi del cervello si scatenano indipendentemente. La medesima situazione la visse Newton quando, sotto un albero del suo giardino, si assentò dalla coscienza razionale e, non rendendosi conto degli ingranaggi in movimento nella sua scatola cranica, vide una mela cadere per terra. In quel momento la preparazione di anni e la genialità dello scienziato si fusero con l’intuizione e, da un evento trascurabile, lo studioso, fino ad allora sconosciuto, ebbe l’illuminazione che portò alla formulazione della Legge di Gravitazione Universale, alla sua fortuna personale nonché alla fama imperitura. Fosse stato nel suo studio ad ammazzarsi sui libri, non gli sarebbe venuto in mente niente ma, in quella situazione di sospensione di coscienza, ebbe il cosiddetto “lampo di genio”. Si tramanda, inoltre, che i discepoli di Siddharta scorsero il Maestro, con l’occhio vago, lievitare da terra e, se avessero potuto contemporaneamente leggere nella sua mente, avrebbero visto… il nulla. Questo per dire che le migliori idee e le cose più straordinarie spesso si concepiscono in maniera inconsapevole o, addirittura, trascendentale senza l’aiuto della razionalità. Anche i pensieri della parrucchiera rimbalzavano dal prezzo delle zucchine che aveva visto esposte sul banco del fruttivendolo, all’ultima delibera dell’assessore alla viabilità del Comune che aveva cambiato un senso di marcia in maniera che a lei non conveniva, agli occhioni languidi del ragazzo di bottega marocchino che il fornaio aveva assunto recentemente. La Kathia era consapevole di questa macedonia senza senso, ma le piaceva farsi trascinare dal subcosciente verso casuali mete di pensiero quasi fosse un viaggio psichedelico od un’esperienza mistica.
 Come la pallina di un flipper, si trovò a pensare all’Avaro ed alla sua recente scoperta. L’Impresa Edile del compaesano stava scavando e rivoltando il terreno adiacente alla Pedemontana per costruire i marciapiedi e riasfaltare la strada, quando la ruspa aveva riportato alla luce i resti di uno scheletro. Allertate le forze dell’ordine, i Carabinieri avevano esperito le indagini del caso. All’esame autoptico era risultato trattarsi di: “reperti ossei di origine umana riferentesi a soggetto di sesso femminile di probabile razza caucasica di età compresa tra i venti e trenta anni. L’inumazione si ritiene avvenuta non prima di 10 (dieci) e non successivamente ai 15 (quindici) anni dalla data del ritrovamento ovvero, e quindi, del presente verbale. Nel successivo rapporto si poteva leggere: “Il Nucleo ROS di Roma 1, essendosi preso carico del materiale repertato, estrapolato il codice DNA e confrontato lo stesso con quelli in possesso dell’Arma relativi ai casi di scomparsa denunciati negli anni di cui al riferimento, esclude coincidenze e, quindi, soggettificazioni. Nel contempo, indagini sul territorio e riscontri con le denunce in corrispondente epoca, non hanno portato ad esito identificativo alcuno. Si rinviano le conclusioni alla Procura della Repubblica per ulteriori eventuali direttive di approfondimento”. La Kathia, che aveva letto sul “Tirreno” i documenti riportati in cronaca, pensò che, in poche parole, si erano trovate le ossa di una poveretta il cui probabile dramma non interessava nessuno e che sarebbero diventate polvere d’archivio come la “pulvis reverteris” alla quale siamo tutti condannati.
Non si sa perché, di fronte ai mille problemi ed alle quotidiane ingiustizie della vita, questo pensiero scatenò nella parrucchiera una rabbia ingiustificata dall’anonimato della vittima e dalla lontananza dell’evento. Fu come se, nella fine di quella poveretta, sepolta da qualcuno che non voleva farla ritrovare, si rispecchiasse il destino di tutte le donne sfruttate, sopraffatte e poi dimenticate.  La sigaretta che stava fumando era quasi al filtro e lei, nel suo bozzolo di esistenza, ebbe un moto di ribellione verso un mondo che troppo facilmente dimentica chi rimane ai margini della società. Le sarebbe piaciuto raccogliere quelle quattro ossa e, come per il Milite Ignoto, preservarle ed esporle al pubblico omaggio per la sorte della Donna troppe volte oppressa, sfruttata e vilipesa in una realtà dove la forza e la prevaricazione valgono più del rispetto e della dignità.
Come molte delle nostre buone intenzioni, questo nobile moto dell’animo durò fino a quando, con la suola della scarpa, la Kathia non spense il mozzicone in terra. Poi, con un sospiro, si alzò dalla panchina e tornò nel negozio per controllare se l’Antonella, la sua aiutante di bottega, avesse spazzato per bene in terra e sistemato i vari attrezzi del mestiere.
Ma, nascosto tra le famose sinapsi, il pensiero rimase. Quella sera, prima di addormentarsi, nel suo letto, al riparo dalle brutture del mondo, La Kathia ricompose, mentalmente, le ossa ritrovate. Le rivestì di un corpo e le fece vivere con un’anima. Arrivò ad immaginare gli occhi della donna. Tramite il suo sguardo, in qualche modo, rivisse i suoi ultimi momenti quando la poveretta capì che tutto era compiuto. L’effetto flipper la rimandò ai globi oculari dell’abbacchio esposto dal macellaio del paese che, in qualche modo, le avevano sempre suggerito la disperazione nella consapevolezza del proprio destino che, a parte il sapore di selvatico, le aveva sempre impedito di gustare le costolette in “scottadito”.
Il giorno dopo, sabato, la parrucchiera ricominciò, alle otto e mezza, ad arrotolare bigodini ed annodare estentions per il prossimo “dì di festa”. L’Antonella si accorse presto che c’era qualcosa che turbava la padrona normalmente cordiale e ciarliera come era per lei spontaneo comportarsi. Un personaggio di Disney, nel fumetto, si sarebbe espresso con un efficace “Mumble, mumble!!” ad intendere un rimuginamento di pensieri e sensazioni. “Oh Kathia, e che l’è che la ti turba?” Chiese la solerte apprendista preoccupata nel vedere che la titolare, sovrappensiero, stava per applicare una tintura “biondo cenere” al posto di una “castano chiaro”. “Nulla, nulla, fa’ il tuo!” rispose, per una rara volta, sgarbata la parrucchiera. Ma non era vero. Un’ansia, un’insoddisfazione, una smania non la lasciavano tranquilla. Verso mezzodì, quando il lavoro rallentò, tornò a fumare sulla panchina fuori dal negozio. Profonda inspirazione, occhio perso, mente in libertà e…cosa torna a galla dal subcosciente? Una conversazione. Come già detto, dal parrucchiere ci si confida di più che dal confessore se non altro perché non si deve essere giudicati e, pagando la prestazione professionale, si ha la sensazione di comprare la connivenza del confidente.
La Kathia, come si sa, e come è d’uso in un piccolo paese, era parrucchiera per signora ma accorciava anche i capelli degli uomini. Questo faceva di lei una profonda conoscitrice dell’animo umano, delle differenze di comportamento fra i sessi e di come gli uni si rapportano con gli altri. Lei, per convenienza commerciale, sentiva ed acconsentiva a tutte le confidenze dando l’impressione, a volte veritiera ed a volte ingannevole, di complicità. Non badava a tutte le “ciarle” ma, in qualche modo, tutte si depositavano nel suo bagaglio.  
L’ansia sopradescritta, come la mela di Newton che cade nel fango, sollevò schizzi e rimembranze. Tempo prima, all’incirca all’epoca del seppellimento del cadavere ritrovato, lei era agli inizi della sua professione ed, allora più che mai, cercava con la simpatia e la socievolezza, di attirare e mantenere la clientela. Ora ricordava che il signor Nanni, figlio di Tommaso, in occasione della sistematina settimanale della capigliatura, si era spesso sfogato con lei manifestando, ripetutamente, il malcontento e l’astio che provava nei confronti del padre poiché, alla tenera età di settant’anni, aveva preso in casa una ragazza moldava per accudire lui e sbrigare le faccende domestiche. 
Il Nanni le raccontò che non avrebbe avuto nulla da lamentarsi se non si fosse accorto, in maniera palese, che le attenzioni della ragazza giovane, piacente e, probabilmente, accondiscendente, stavano facendo uscire il genitore fuori di testa. Quando prima il Nanni esprimeva un desiderio o manifestava una opinione, Tommaso lo ascoltava ed, il più delle volte, lo esaudiva. Ora sosteneva che l’anziano genitore fosse condizionato, od addirittura dominato, dalla ragazza. Era una situazione insostenibile. Per le smanie di un vecchio, il Nanni manifestava la paura che l’eredità del patrimonio e tutti i suoi progetti per il futuro fossero a rischio. Sotto la schiuma dello shampoo disse: “Metterò fine a questa infamità!!”
La parrucchiera, all’epoca, non dette peso a quelle parole. Le visite del signor Nanni si diradarono e quando lei, una volta, gli chiese come stava il padre, lui rispose “Bene, bene. Adesso molto meglio dopo che quella ragazza è tornata al suo Paese. Ora è accudito da una badante di Magliano che viene tutti i giorni e torna a casa sua la sera. Stiamo tutti più tranquilli.” “Sono contenta per te. Mogli, buoi e badanti…” scherzò la Kathia che vide accolta con una risata la sua battuta. Il Nanni continuò a frequentare il suo salone. Dopo pochi mesi sistemò il padre in un ospizio facendosi rilasciare una procura che gli dava la gestione di tutti gli averi di famiglia. Un giorno si presentò davanti alla Chiesa, all’uscita dalla Messa domenicale, alla guida di una Maserati nuova fiammante. Salutò tutti annunciando che si sarebbe trasferito in Canada dove aveva fatto degli investimenti e, da allora, nessuno ne seppe più niente.
Per qualche tempo il Parroco, per dovere di carità, andò a trovare il vecchio Tommaso al ricovero. Ma quando l’anziano non lo riconobbe più e le sole parole che ancora pronunciava erano un quasi incomprensibile “Irina, Iriniucciaa...” anche il sacerdote diradò le sue visite.
Il collegamento tra Irina ed il ritrovamento di Alvaro? Nessuno, se non che il periodo della partenza, o scomparsa, della ragazza e la sepoltura di quel corpo erano coincidenti. Ma il ginocchio della Kathia doleva forte. Ad alcuni questo succede quando sta per cambiare tempo. Si avvicina un temporale e l’inizio di artrite all’articolazione li avverte.  Per la parrucchiera questa somatizzazione era il sintomo che, intorno a lei, qualcosa non quadrava. Qualche avvenimento, o qualche persona, non rientrava negli schemi della normalità e la sua sensibilità la svegliava dolorosamente.
Il fatto che questo segnale, fino ad allora infallibile, si fosse manifestato quando, nel pensiero, aveva collegato lo scheletro ritrovato con il signor Nanni, era sufficiente alla Kathia per farle nascere qualche sospetto ed indurla ad avviare una specie di indagine.
Certo non poteva andare dalla Benemerita e dire che, siccome le doleva il ginocchio, dovevano fare una rogatoria internazionale per controllare l’esistenza in vita della moldava e, verso il Canada, per interrogare il Nanni, ammesso che lo trovassero. Ma non poteva neanche imbottirsi di Aulin come analgesico mettendo a rischio il fegato. Doveva, quindi, cercare delle risposte che, acquietando il suo dolore, avrebbero anche, forse, reso giustizia a quei poveri resti.
Andò a parlare con don Carlino, il Parroco ormai molto anziano che, come molti uomini di Chiesa, non era stato usurato dalle preoccupazioni della vita quotidiana assillanti per la maggioranza dell’umanità. Aveva, il buon curato, mantenuto, insieme all’abbondante giro-vita nascosto dalla tonaca, una serena lucidità intellettuale velata dalla compassionevole superiorità di chi è consapevole che, al contrario di noi poveri peccatori, per lui c’è un posto riservato, lassù, presso il Principale.
“Sia lodato Gesù Cristo” esordì il prelato incontrando la parrucchiera. “Sempre e comunque.” Rispose la Kathia non avvezza alle frequentazioni clericali. Dopo i soliti convenevoli, qualche bonario pettegolezzo paesano e la promessa di portargli un prosciutto di quel cinghiale che il marito aveva cacciato nelle settimane precedenti, la donna venne a quello che le interessava. “Si ricorda, don Carlino, della badante del povero signor Tommaso?” “Certamente cara, - rispose il prete – era l’Assuntina che ormai non si muove più da Magliano e non mi può più portare quelle ottime conserve di pomodoro che faceva.” “No, no. Prima. Quella ragazza dell’est che visse con lui e poi tornò al suo paese.”” Ummhh…, quella bionda con gli occhi azzurri di circa venticinque anni, con una voglia sul collo, dietro l’orecchio, e con le unghie laccate di rosso? Ummhh…no non la ricordo bene.” “Ma se l’ha descritta come in fotografia. Allora ce l’ha presente?” “Si, no, umhh, beh, insomma non si può non ricordare quel bel pezzo di figliola… in lode del Creato.” “Allora- lo incalzò la Kathia- sa che fine ha fatto? Se è tornata dai parenti? Ha più avuto sue notizie?” “Oh no, cara. Sparì da un giorno all’altro. Il Nanni mi disse che l’aveva cacciata perché rubava in casa e poi più niente.”  
“Va bene, grazie don Carlino” disse la donna, come commiato, allontanandosi. “Aspetta cara!” la richiamò il sacerdote. “Adesso che ci rifletto, mi sovviene che qualche giorno prima della partenza della ragazza, andai a trovare il vecchio a casa sua. Suonai al portoncino e, dopo avere un po’ aspettato, mi venne ad aprire il Nanni. Fui colpito perché, per la prima volta, vedevo quello sfaccendato con uno straccio sporco in mano. Tant’è che gli chiesi se si stesse impegnando nelle pulizie in vista della Santa Pasqua. Mi rispose, affannato e sudato, con sgarbo qualcosa come a dire che mi dovessi impicciare dei fatti miei. Ci rimasi male e gli chiesi di annunciarmi al padre. La cosa ancora più strana è che mi rispose di andarmene, che il genitore non era in casa e di ripassare un altro giorno. Chiuse sbattendo la porta. Lo ricordo perché quasi mi sentii offeso. Nessuno mi tratta così. E poi il padre non poteva muoversi e non usciva mai di casa. Mi sembrò una scusa per allontanarmi. Con cristiana rassegnazione tornai in canonica pregando il Signore di perdonare il Nanni per il peccato d’ira e per aver mancato di rispetto ad un Suo servitore.”
La Kathia tornò al negozio mentre il ginocchio le illustrava tutte le costellazioni della volta celeste con fitte ripetute e dolorose.
Durante il tragitto di circa duecento metri tra la Chiesa ed il suo posto di lavoro, che richiedeva quattro minuti di cammino, la parrucchiera aveva processato e condannato in primo grado, appello e cassazione il Nanni per l’omicidio di Irina.
Il problema era di trovare una prova che suffragasse la sentenza. Tornare nella casa del delitto era inutile a distanza di tanti anni. Cercare testimoni tra i vicini l’avrebbe fatta apparire solo un’impicciona senza ottenere alcun probabile risultato. Che fare? Una sigaretta sulla panchina!
Avvertì l’Antonella che era tornata e che sarebbe stata ancora cinque minuti fuori a fumare e si sedette in attesa di un’idea. “Ciao Kathia!” la salutò l’Avaro che passando di là andava a prendersi un caffè al bar. “Oh bellino! Vieni un po’ qui, raccontami del tuo ritrovamento.” Attirò con il suo sorriso l’amico che si sedette accanto a lei volentieri. “C’è poco da dire” fece il capo del cantiere che aveva eseguito i lavori stradali. “La ruspa ha tirato su un sacco di iuta dal quale spuntavano delle ossa. Ho fermato tutto. Prima credevo fossero di un animale, ma poi ho visto degli stracci che sembravano vestiti ed, allora, ho chiamato i Carabinieri.” “Oggi – proseguì l’Alvaro – ho trovato nella terra smossa, questa scatoletta di latta con un foglietto dentro. Sono solo scarabocchi e la volevo buttare, ma sul coperchio c’è la figura di un paesaggio con la neve e la voglio portare alla mia bambina che le può piacere.” “Fa’ vedere.” La Kathia prese il pezzo di carta e si accorse che quelli non erano strani segni, ma parole in cirillico come sull’Icona in casa di sua zia. Erano sbiadite e scritte disordinatamente e facilmente potevano sembrare solo sgorbi senza senso. Avvicinò il foglio per vedere meglio e la sua mente analitica individuò questa frase: “Nanni Я хочу убить.” Un po’ più in basso storta e tremolante quest’altra riga: “я боюсь. Уже пытался убить меня. Останавливается Нанни.” “Tu sei proprio grullo! Non vedi che sono scritte in russo?” disse la Kathia. “Va’ a portarlo dal Maresciallo perché lo facciano tradurre.” L’Alvaro rimase un momento stupito e poi si rese conto che la Kathia aveva ragione. Quelle ossa, tramite il foglietto, potevano ancora raccontare la loro storia. “Bella e intelligente” disse l’Alvaro schioccando un bacio di saluto sulla guancia della parrucchiera. “Vado e ti fò sapere”
Per incanto il ginocchio smise di farle male.
Dopo qualche giorno, il maresciallo dei Carabinieri si affacciò al negozio della Kathia e, chiamatala da una parte, la ringraziò per il suo intervento. La informò che quelle due frasi volevano dire: “Nanni mi vuole ammazzare” e “ho paura. Ha già provato a uccidermi. Fermate Nanni.” Quindi lo scheletro apparteneva alla ragazza moldava che, molto probabilmente, era stata uccisa dal figlio del suo padrone. Avrebbero, tramite l’ambasciata cercato di rintracciare la famiglia della vittima e consegnato a loro i poveri resti. Un mandato di cattura internazionale era stato diramato nei confronti del presunto assassino e non disperavano di poter fare giustizia. Tutto questo non sarebbe stato possibile senza l’intuizione della parrucchiera.
“Antonella, passami la piastra!” “Come le raccontavo signora…”











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