martedì 8 ottobre 2013

Il Lupo

Un lupo guarda nella valle che si apre di fronte a lui e non vede prede, non sente l’odore della carne. Avverte il senso della fame, sente il vento che gli scompiglia il pelo sulla groppa, che gli fa socchiudere gli occhi e rizzare le orecchie. Poi, lentamente, volge il muso ad afferrare le molecole sospese che lo porteranno al soddisfacimento del suo bisogno. Non sempre quello è il luogo o il momento. Ma il lupo torna sul ciglio del burrone ed annusa, finché non avverte qualcosa. E’ una vittima, ma è la sopravvivenza. Niente va sprecato. Non è una voglia, ma un bisogno. Il lupo segue ne segue l’odore e, con calma, avvicina la sua preda. Un sacrificio non è mai invano né privo di significato. Il capriolo è innocente, indifeso se non per la capacità delle sue esili zampe di scappare, ed opporsi al predatore. E’ giusto che provi a fuggire. L’istinto gli dice di correre, correre, correre. Ma il lupo lo sa, e sa anche come rendere vani quegli sforzi.  Se il lupo ha fame, il capriolo deve soccombere. C’è il lungo aggiramento da parte del cacciatore attorno alla preda, quasi volesse rispettare la vita che sta per togliere con un’attesa colma di riconoscenza. Poi l’attacco e la vana difesa. Un appetito saziato e una vita spezzata. Tutto nell’ordine del creato. Cosa vuol dire? Che siamo tessere di un mosaico del quale non riusciamo ad intravedere il disegno. Il nostro ruolo, o destino, va accettato e tutto ha un significato ed uno scopo anche se a noi sembra crudele, ingiusto o, addirittura, vano. A volte siamo predatori ed a volte vittime. A volte siamo giusti ed a volte ingiusti. A volte siamo su una retta via, a volte ne deviamo. Siamo sempre responsabili di noi stessi o semplicemente burattini i cui fili vengono tirati dal Fato con capriccio e, forse, divertimento?

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